L’opera di Christian Boltanski: tra rimozione e ricordoTHE CHRISTIAN BOLTANSKI ARTWORK: BETWEEN EMOTION AND MEMORY
Sotto il titolo di “Anime. Di luogo in luogo” si cela un articolato programma di eventi per presentare l’opera di Christian Boltanski, grande artista francese, nato nel 1944 a Parigi, già conosciuto a Bologna per la sua opera realizzata nel 2007 in ricordo della strage di Ustica. A 37 anni da questo drammatico avvenimento, il Comune di Bologna ed Emilia Romagna Teatro Fondazione (che quest’anno celebra i suoi 40 anni) dedicano a Boltanski questo progetto speciale, in collaborazione con Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica e Regione Emilia-Romagna.
Come si legge sul sito del Comune:
“Il progetto, a cura di Danilo Eccher, si svolge dal 26 giugno al 12 novembre 2017 attraverso un percorso scandito in vari interventi e diversi luoghi della città, che consente di presentare l’opera di Boltanski in tutte le sue dimensioni espressive: l’omonima mostra antologica al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, la più ampia mai organizzata in Italia; l’installazione performativa Ultima al teatro Arena del Sole, ideata in collazione con Jean Kalman e Franck Krawczyk; l’installazione Réserve presso l’ex polveriera bunker nel Giardino Lunetta Gamberini e l’inusuale esperimento di arte popolare Take Me (I’m Yours) all’interno dell’ex parcheggio Giuriolo.
Inoltre, a sottolineare ulteriormente il ruolo determinante che le periferie svolgono in questa iniziativa, a partire da metà giugno l’intervento diffuso su cartelloni pubblicitari Billboards collega centro e zone periferiche, in un’ottica di policentrismo e integrazione tra le varie anime della città”.
Anche la “Lettura”, l’inserto domenicale del Corriere della Sera, ha dedicato un bell’articolo a questo progetto, lo scorso 25 giugno. Scrive Vincenzo Trione, a proposito del pensiero che nutre le opere dell’artista: “[Boltanski] è convinto che il presente, in sé, sia difficile da afferrare; e il futuro sia un’invenzione senza fondamento. L’unica dimensione temporale che ci appartiene davvero e che possiamo conoscere con qualche certezza è il passato: attraverso il ricordo, agiamo su di esso e lo rendiamo di nuovo possibile – ma diverso. Solo una consapevole interrogazione intorno a quel che non è più può permetterci di accedere al qui e ora”. L’opera d’arte deve farsi per Boltanski “riscrittura del già-stato”, continua Trione, un “territorio aperto all’irruzione dei sussurri della Storia. […] Archeologo sapiente nell’estrarre dai sottosuoli di quello sterminato giacimento che è la memoria collettiva frammenti insignificanti – abiti, stracci, scarpe, bottoni, occhiali, scatole di conserva e altri effetti personali – capaci tuttavia di rimandare a geografie dissolte, Boltanski propone abili esercizi per disseppellire rovine. […] Boltanski […] tratta reliquie povere, appartenute a persone anonime, come preziosi reperti. […] Ci consegna accatastamenti di brandelli di quotidianità, che iscrive dentro architetture misurate. Interprete di un umanesimo antico e ‘morale’, riconduce ciò che è informe nell’ordine. […] Nascono così le sue potenti nature morte, nelle quali si saldano pietas e rigore. Solenni monumenti del tragico. Templi laici, impronte di una classicità perduta. […] In filigrana, riferimenti a uno dei maestri del teatro contemporaneo, Tadeusz Kantor, teorico di un’arte anti-illusionistica, antimonumentale e povera. In sintonia con l’autore de La classe morta, Boltanski pensa l’arte come una cerimonia del lutto e della scomparsa; rende le sue opere simili a reliquari o ad altari funebri eretti a un’umanità ignota”. Trione cita le parole di Boltanski stesso a proposito di Kantor: “Kantor è uno tra gli artisti che mi ha maggiormente influenzato. […] La sua è anche la mia mitologia, che mescola sofferenza, derisione, musica popolare e orrore in un sistema espressionista”. Continua Trione: “In lontana polemica con il disimpegno che caratterizza le proposte di tanti artisti della nostra epoca – inclini a rifugiarsi nell’intrattenimento e nella provocazione – egli concepisce le sue opere come strumenti per misurarsi con alcune domande ‘definitive’ sul senso della vita e della morte, sul potere del dolore, sul dramma della perdita, sulla fragilità della memoria, sull’ineluttabilità dell’oblio, sulla tragicità della Storia”. Conclude Boltanski, esprimendo così la sua visione dell’arte: “Le questioni che affronto sono universali: appartengono a tutti. Non esistono molti soggetti in arte; sono sempre gli stessi: Dio, il sesso, la bellezza. A me interessa porre a tutti interrogazioni comuni attraverso effetti visivi in grado di stimolare sentimenti. L’artista non ha risposte certe, ma pone domande esistenziali. Che generano altre domande. Forse in grado di modificare i nostri comportamenti e addirittura di cambiare il mondo”.
Se volete saperne di più:
http://www.mambo-bologna.org/mostre/mostra-234/
(Notizia riportata da Cinzia Dezi)Passed 37 years from the Ustica slaughter and 10 years from the commemorative work of the famous Christian Boltanski, the city of Bologna and the Theatre Foundation of Emilia Romagna devote an event program “Souls. From place to place” to the French artist in collaboration with the Association of the Victims of Ustica slaughter Familiars and the region Emilia Romagna.
The project will take place from 26th of June to the 12 of November 2017 in different places of the city: the namesake anthologic exposition at the MAMbo- Modert Art Museum of Bologna, the most wide ever organized in Italy; the performing installation at the Arena del Sole theatre, ideated in collabroration with Jean Kalman and Franck Krawczyk; the Reserve installation in the ex bunker powder keg in the Lunetta Gamberini Park and the unusual popular art experiment “Take me (I’m Yours)” inside of the ex parlino Giurolo.
Even the “La Lettura” (weekly magazine of the Corriere della Sera” journal) journalist Vincenzo Trione commented this initiative in one of his articles: “[Boltanski] is convinced that the Present itself is difficult to grab; and the Future is an invention without basis. The only time dimension that we actually own is and that we can know with some assurances is the Past: Through the memories, we act on it and we make it possibile again- but with some differences […]
Savant archaeologist of extracting from the undergrounds of that exterminate deposit which is the collective memory, Boltanski sees art as a cerimony of the mourning and the missing; he makes his artworks similar to shrines or to funeral altars erected for a unknown humanity.
For more informations: http://www.mambo-bologna.org/mostre/mostra-234/